giovedì 25 ottobre 2012

Database




In informatica, il termine database, banca dati o base di dati, indica un archivio dati, o un insieme di archivi, in cui le informazioni in esso contenute sono strutturate e collegate tra loro secondo un particolare modello logico (relazionale, gerarchico, reticolare o a oggetti) e in modo tale da consentire la gestione/organizzazione efficiente dei dati stessi grazie a particolari applicazioni software dedicate (DBMS), basate su un'architettura di tipo client-server, e ai cosiddetti query language per l'interfacciamento con le richieste dell'utente (query di ricerca o interrogazione, inserimento, cancellazione ed aggiornamento).
Il termine database può dunque indicare contemporaneamente:
l'archivio a livello fisico (hardware) cioè il sistema con i supporti di memorizzazione che contengono i dati stessi e il processore per l'elaborazione di questi (database server);
l'archivio a livello logico cioè i dati strutturati e la parte software cioè il database management system (DBMS) ovvero quella vasta categoria di applicazioni che consentono la creazione, manipolazione (gestione) ed interrogazione efficiente dei dati.
Informalmente e impropriamente, la parola "database" viene spesso usata quasi unicamente per indicare il database management system (DBMS) riferendosi dunque alla sola parte software.
Nei database più moderni ovvero quelli basati sul modello relazionale i dati vengono suddivisi per argomenti (in apposite tabelle) e poi tali argomenti vengono suddivisi per categorie (campi) con tutte le possibili operazioni di cui sopra. Tale suddivisione e funzionalità rende i database notevolmente più efficienti rispetto ad un archivio di dati creato ad esempio tramite file system di un sistema operativo su un computer almeno per la gestione di dati complessi.
La diffusione dei database, e dei relativi sistemi DBMS di gestione, nei sistemi informativi moderni è enorme e capillare essendo un componente base di un sistema informativo attraverso il rispettivo sistema informatico: si pensi a tutte le attività commerciali di gestione di magazzino, gestione clienti, a sistemi di immagazzinamento di dati personali o pubblici nella pubblica amministrazione e nelle imprese private (es. banche e aziende), contabilità ecc. La gestione e lo sviluppo dei database attraverso DBMS è diventata nel tempo una branca a tutti gli effetti dell'informatica moderna.

martedì 23 ottobre 2012

Le scuole nazionali dell'Ottocento


Le “Scuole nazionali”
Nella seconda metà dell’Ottocento abbiamo il fiorire delle cosiddette “Scuole nazionali” , frutto di
esigenze diversificate, anche se riconducibili in vario modo sia alla ricerca delle matrici etniche di
vari popoli europei che all’esigenza di una rivincita sull’egemonia musicale tedesca, affermatasi
alla fine del Settecento con la cosiddetta “triade classica” viennese e confermatasi incontrastata col
Romanticismo: in alcuni paesi, come la Russia, troviamo anche una forte motivazione al riscatto
sociale, in altri, come la Boemia e l’Ungheria, troviamo una concreta aspirazione all’indipendenza
politica dall’impero austro-ungarico; in altri ancora, come i paesi nordici, si evidenzia una ricerca
del  colore  ambientale.  Da  una  tale  ricerca  scaturisce  una  musica  che  contiene  elementi  di
ispirazione popolare, ma “colta” a tutti gli effetti: non si tratta assolutamente di musica popolare.
Russia
La  nascita  della  cosiddetta  “scuola  nazionale  russa”  coincide  con  il  tardivo  risveglio  di  una
coscienza nazionale a lungo sopita, nelle classi più elevate, a seguito di un secolare vassallaggio
culturale francese. Se la letteratura russa vanta scrittori come Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, la
musica   si  avvale  di  compositori  come  Michail  Glinka  (1804-  1857)  padre  del  melodramma
nazionale russo, con l’opera “Una vita per lo zar”; protagonista è il popolo, rappresentato dalla
massa corale.
Il Gruppo dei Cinque: Nikolaj Rimskij Korsakov e Modesto Musorgskij
Il Gruppo dei Cinque fu fondato a Pietroburgo nel 1856 da Balakirev e da Cui; questi musicisti, a
cui si unirono Musorgskij nel 1857, R. K. nel 1861 e Borodin nel 1862, si impegnarono a creare,
sull’esempio di Glinka, le basi di una musica nazionale russa libera dalle forme accademiche ed
ispirata  al  folklore  ed  al  canto  liturgico  russo. All’interno  del  gruppo, che fu affiancato  dal
compositore Dargomižskij e dal critico Stasov,  R. K. ebbe la duplice funzione di compositore
autonomo nell’elaborare una personale visione del nazionalismo russo nel teatro musicale, e di
custode ed organizzatore della disordinata attività musicale di Musorgskij e Borodin. In effetti il
Gruppo dei Cinque, nonostante gli sforzi di Balakirev e di Stasov per definire un ideale nazionale,
non era particolarmente coeso, ma al suo interno si delineavano delle personalità e dei percorsi
artistici differenziati: Borodin seguì in modo molto moderato i principi antioccidentali di Balakirev
e compose musiche cameristiche legate allo stile occidentale classico- romantico; la sua opera
principale, Il principe Igor, alla quale lavorò per 17 anni, rimase incompiuta e fu completata da R.
K.; Musorgskij fu fedele allo sperimentalismo antioccidentale, che approfondì in campo teatrale
con le opere Il Matrimonio e soprattutto Boris Godunov, ispirato all’omonimo dramma di Puskin, e
Kovancina. Dopo la sua morte prematura R. K. revisionò e ripropose una propria ristrumentazione
delle  ultime  due opere  citate,  per renderle  più  fruibili   al  pubblico,  eliminando  dissonanze  e
raddolcendo armonie troppo crude, da lui interpretate come deficienze tecniche e successivamente
rivalutate come anticipatrici del linguaggio musicale novecentesco.  R. K. ebbe il grande merito di
aver contribuito alla diffusione  in patria ed all’estero, soprattutto in Francia, delle due opere, grazie
anche alla sontuosità dell’orchestrazione,  che le avvicinava  allo spirito del grand-opéra, allora
dominante anche in Russia. Nell’attività di revisore di  R. K. sono evidenti le sue convinzioni
riguardo alla necessità di una preparazione musicale più solida di quella che gli era stata fornita in
gioventù e che era stata alimentata dai consigli abbastanza liberi e spregiudicati di Balakirev,
propugnatore  di  una  sorta  di  dilettantismo  musicale  non  condizionato  dall’accademismo
occidentale:  Balakirev  definiva  Bach  una  macchina  per  comporre,  mentre  R.  K. maturò  la
convinzione che il contrappunto fosse il linguaggio poetico di questo geniale musicista e che tutta la
musica contemporanea gli fosse debitrice. L’amore per il bel suono e per la perfezione in senso

classico erano estranei allo stile di Musorgskij ma non a quello di R. K., che si avvalse della guida
di  Čajkovskij  e  dei  principali  trattati  di  armonia  occidentali,  approfondendo  la  tecnica  degli
strumenti a fiato e ricavando una abilità di strumentazione sbalorditiva. In tal modo egli divenne,
per  un  verso,  una  sorta  di  consulente  tecnico  del  Gruppo  dei  Cinque,  per  un  altro  verso  fu
l’intermediario fra le tendenze nazionalistiche del gruppo e le influenze occidentali. Nominato, nel
1871, direttore del Conservatorio di Pietroburgo e, nel 1874, direttore della Scuola libera di musica
fondata  da  Balakirev,  proseguì  nell’apertura  verso  la  musica  occidentale  introducendola  nelle
stagioni concertistiche della scuola stessa, denominate “concerti russi”, che portò anche a Parigi. In
tal modo egli fu il tramite culturale fra i due mondi occidentale e russo e le relative musiche.
In questa sua posizione  intermedia egli costituisce un anello  insostituibile di quel rapporto di
influssi reciproci che legò l’impressionismo francese e la nascente scuola russa; questo rapporto
culminerà,  ai  primi  del  Novecento,  nell’eclettismo  di  Stravinskij,  che  fu  suo  allievo  per  la
strumentazione.
La tecnica orchestrale di R. K., a differenza di quella wagneriana, che somma i timbri orchestrali e
li subordina alla linea  melodica,  dando ad essa minore  o maggiore  volume,  preferisce  invece
frazionare la massa strumentale in timbri singoli puri, esaltandoli anziché confonderli nell’impasto
orchestrale, creando suggestioni di tipo impressionista ed anticipando in questo senso Debussy.
Sono mirabili esempi di questa tecnica la Suite sinfonica  Shéhérazade, ispirata alle  Mille e una
notte,( v. la Guida all’ascolto) e l’Ouverture della  Grande Pasqua russa, composte entrambe nel
1888.
Nota:  in  occasione  del centenario  della  morte  di  Rimskij-Korsakov abbiamo  avuto  modo  di
assistere a Cagliari alla rappresentazione dell’opera:  La leggenda della città invisibile di Kitež e
della vergine Fevronia. Insieme a  Il gallo d’oro, è la più famosa opera di R. K., rappresentata per
la prima volta a Pietroburgo il 20 Febbraio 1907. La sua musica è basata su ritmi e melodie attinti al
canto popolare russo e soprattutto sulla monodia liturgica ortodossa, elaborati in una sontuosa
cornice orchestrale che esalta con forti suggestioni il tono mistico della leggenda popolare. L’opera
attinge i suoi temi dalla ricca messe di fiabe russe, il cui clima favoloso si intreccia con gli elementi
realistici derivanti dalla tradizione letteraria (come nelle precedenti La fanciulla di neve,  del 1882,
Sadko, del 1898).
Nota 2:  Tra le opere non teatrali di  Musorsgkij ricordiamo il poema sinfonico “Una notte sul
Monte Calvo” e, soprattutto, la Suite pianistica “I quadri da un’esposizione”, famosa anche nella
trascrizione orchestrale realizzata, nel ‘900, da Maurice Ravel.
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Un  discorso  a  parte  merita  Pëtr  Il’ič  Čajkovskij   (1840-  1893),  compositore  tipicamente
tardoromantico di ispirazione europea, vicino sia all’anima russa che alla cultura e alla musica
occidentale, amante di Mozart come di Glinka, docente al Conservatorio di Mosca, artista e uomo in
perenne conflitto fra il desiderio di una vita normale (che tentò di realizzare nel matrimonio) e la
tendenza all’omosessualità, morto non si sa ancora se di colera o per volontà suicida.
Eleganza e forte espressività caratterizzano tutte le sue opere: ricordiamo le Sinfonie, specie la
Quarta, la Quinta e la Sesta “Patetica”, di tipo programmatico; le opere sinfoniche di ispirazione
letteraria, fra cui l’Ouverture su “Romeo e Giulietta”; i celeberrimi balletti, fra cui “Il lago dei
cigni”,  “La bella addormentata”, “ Lo schiaccianoci”; fra le opere teatrali, “Eugenio Onegin” e
“La dama di picche”.
Di C. ascoltiamo il celebre Concerto per pianoforte e orchestra n.1, soprannominato “Varsavia”.



Il teatro

Il melodramma nell'Ottocento

Durante tutto l'Ottocento si va a teatro per ascoltare la musica e il proprio cantante preferito, ma anche per vedere e per farsi vedere; per sfoggiare abiti sontuosi e raffinati gioielli; per fare pettegolezzi e intrecciare nuovi amori; per concludere affari o accordi politici.
La struttura del teatro sembra fatta apposta per rispondere sia alle esigenze spettacolari dalla rappresentazione sia alle necessità e alle funzioni dell'occasione mondana.


In corrispondenza del secolo o terzo ordine di palchi, vi sono i ridotti , cioè le grandi sale in cui il pubblico si reca per bere, per mangiare al ristorante o per giocare d'azzardo.
Infine nell'ultimo ordine, il cosiddetto Ioggione , prende posto un pubblico più modesto ma entusiasta e molto interessato alla rappresentazione teatrale.

mercoledì 3 ottobre 2012

Grammatica italiana




Grammatica italiana ( analisi logica )


Le future simple et le future proche



Per saperne di più andare sul sito : 
http://trucheck.it/francese/11007-grammatica-francese.html

Le future simple et le future proche

Il future simple in francese, si forma aggiungendo delle desinenze specifiche ai verbi all’infinito.

Desinenze:
ai, as, a, ons, ez, ont

Es.
Je parlerai
Tu parlerai
Il/elle parlera

Nous parlerons
Vous parlerez
Il/elle parleront


Il future proche, invece, si forma aggiungendo il verbo aller(naturalmente coniugato) prima del verbo all’infinito. E' usato per esprimere un'azione che si ha intenzione di fare a breve.

Es.

Je vais jouer au tennis
Ils vont telephoner à la police

martedì 2 ottobre 2012

L' Africa

Africa  <----- Un sito molto utile :')

L'illuminismo

Per saperne di più andare sul sito : http://www.francia.be/lilluminismo.html


«
 Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo. »
(Immanuel Kant da Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?, 1784)

L'illuminismo fu un movimento culturale e filosofico sviluppatosi approssimativamente nel secolo XVIII in Europa. Il termine illuminismo è passato a significare genericamente ogni forma di pensiero che voglia "illuminare" la mente degli uomini, ottenebrata dall'ignoranza e dalla superstizione, servendosi della critica della ragione e dell'apporto della scienza

Illuminismo

Musiche nazionali



Con il termine musica popolare si intende la musica scritta con il linguaggio del popolo e pensata per il popolo, includendo comunemente, ma impropriamente, all'interno di questa dicitura anche la musica folclorica, ossia quella musica proveniente dal popolo le cui origini si perdono nella notte dei tempi, in particolar modo per quanto riguarda il canto di tradizione orale. Spesso la musica popolare trae ispirazione dalla musica folclorica assumendone stilemi e linguaggi. Si usa spesso anche il termine proveniente dall'inglese musica folk, o semplicemente folk.
Questi concetti devono a loro volta essere distinti da quello di musica pop; sebbene evidentemente "pop" sia un'abbreviazione di popular, "musica pop" indica più specificatamente la musica leggera contemporanea occidentale, per esempio il rock o la disco music, generi il cui legame con la musica tradizionale non è di norma molto stretto.