giovedì 26 gennaio 2012

L'UOMO E L'AMBIENTE

http://www.volint.it/scuolevis/sviluppo%20sostenibile/ambiente.htm#Un mondo di rifiuti



L'UOMO E L'AMBIENTE


Effetto serra, scomparsa delle foreste, riduzione della biodiversità, desertificazione, contaminazione dei suoli, dell’atmosfera e degli oceani con sostanze tossiche: sono tutti elementi di una crisi che mette in pericolo gli equilibri del nostro pianeta. Questa crisi è in larga misura responsabilità dell’uomo. E’ prodotta dalle attività economiche che dovrebbero dare risposte ai bisogni umani ma sono diventate invece, per effetto della logica del mercato, una minaccia per gli equilibri ecologici e la vita delle generazioni future. Questa crisi si intreccia con gli squilibri tra il Nord e il Sud del pianeta, tra ricchi e poveri all’interno di ogni società. Abbiamo la responsabilità collettiva di proteggere la terra usando in modo equo e sostenibile le risorse disponibili. I meccanismi e le priorità dell’economia vanno ripensati in questa prospettiva, puntando all’eliminazione della povertà e al miglioramento della qualità della vita.
L’uomo, da sempre, in tutte le sue attività, interagisce con l’ambiente modificandolo. Se però la mutazione dell’ambiente in epoche storiche poteva essere un fatto marginale per il "sistema terra" nel suo complesso, dato che il pianeta era scarsamente popolato (si stima intorno all’anno 0 una popolazione mondiale di appena 200 milioni di persone), vediamo che con l’incremento demografico massiccio degli ultimi decenni - nei quali si è assistito al raddoppiamento in circa 40 anni della popolazione che ora ammonta a 6 miliardi di individui - e l’industrializzazione, che comporta un maggiore sfruttamento delle risorse ambientali e conseguentemente ad un maggior inquinamento, la distruzione dell’ambiente ha assunto una dimensione globale e proporzioni così allarmanti da convincere i governi, soprattutto dei paesi sviluppati a cercare strategie per porre rimedio a questo fenomeno. Una di queste prende il nome di sviluppo sostenibile.
E’ soltanto da una decina d’anni che si parla di sviluppo in questi termini, che rispecchiano una maggiore attenzione, sia al problema della profonda iniquità nell’uso delle risorse a livello planetario (mentre nei paesi ricchi si inquina l’ambiente per produrre beni di consumo in parte superflui, nei paesi poveri la distruzione ambientale avviene o per motivi di sopravvivenza legati alla fame, oppure per motivi economici riconducibili alla dipendenza dai paesi ricchi), sia al problema dei limiti della crescita per una terra divenuta improvvisamente troppo piccola per una popolazione troppo numerosa. In sostanza in questo nuovo approccio alla "gestione della madre terra" si pone l’accento sull’uso razionale e responsabile delle risorse da parte di tutti, sul riciclaggio delle risorse rinnovabili e sulla riduzione al massimo degli sprechi.

In un provocatorio libro dal titolo "Un Mondo usa e getta", pubblicato qualche anno fa, l’autore, Guido Viale, definiva i rifiuti "il lato oscuro delle merci": ci allontaniamo da loro il più velocemente possibile, li spediamo il più lontano possibile, quasi con il desiderio di rimuovere la loro esistenza. E, soprattutto, non ci preoccupiamo della loro sorte, almeno fino al momento in cui non ci si trova a dover affrontare situazioni di emergenza: discariche stracolme con conseguenti difficoltà di smaltimento o navi cariche di rifiuti tossici, dirette nei paesi del Sud del mondo.
L’idea di base di qualsiasi attività economica è quella di trasformare le risorse naturali in beni di consumo. Ma, una volta consumati, i beni rimangono solo in parte nel ciclo della trasformazione delle risorse. Soltanto alcuni dei loro componenti possono essere riusati. Il processo di trasformazione produce rifiuti, diminuendo così la qualità delle risorse coinvolte e rendendo il loro riuso più difficile
Il Rapporto 1998 del Programma delle Nazioni Unite sullo Sviluppo (UNDP) è interamente dedicato ai consumi ineguali e lancia un grido d’allarme sulla necessità di "..cambiare i modelli di consumo di oggi per lo sviluppo umano di domani". Nella parte dedicata alla produzione dei rifiuti scopriamo che, anche in questo campo, i benestanti dei Paesi industrializzati e dei Paesi del Sud ne producono la maggiore quantità, mentre i poveri di tutto il mondo pagano le conseguenze di questo dissennato spreco di risorse."
L’inquinamento e i rifiuti superano la capacità del pianeta di assorbirli e trasformarli" (UNDP-1998): produrre meno rifiuti è diventata una necessità improrogabile, con la quale tutti dobbiamo fare i conti. La maggior parte di questi rifiuti è costituita da imballaggi. A questo proposito, molti hanno commentato che, facendo la spesa, di fatto, "compriamo tante cose da buttare"!
Possiamo però cambiare questo stato di cose. E’ possibile agire, innanzitutto, adottando una serie di accorgimenti casalinghi quotidiani, cambiando qualche nostra abitudine, affinché sempre meno rifiuti solidi e industriali finiscano nelle discariche: acquistare prodotti con minore quantità di imballaggio, scegliere prodotti che abbiano confezioni riutilizzabili, evitare prodotti "usa e getta". Dovremmo cercare di abbinare la riduzione della quantità di rifiuti prodotti al riutilizzo e alla riparazione dei beni. Bisognerebbe, insomma, recuperare abitudini che sembrano ormai non appartenere più alla cultura consumistica oggi dominante. E’ indispensabile, inoltre, promuovere il ripensamento e la riprogettazione dei modi di produzione dei beni che utilizziamo, adottando tecnologie che consumino meno energia e impieghino meno risorse, facendo, quindi, attenzione al cosiddetto "costo ambientale globale".
Un settore d’intervento fondamentale, ancora poco sviluppato nel nostro Paese, è la raccolta differenziata, passo determinante per il riciclo dei materiali. Solo da pochi mesi e non in tutte le città italiane, si cominciano a trovare accanto al tradizionale cassonetto dei rifiuti, i raccoglitori per i materiali riciclabili. Siamo solo all'inizio, considerando che il 90% dei rifiuti viene ancora smaltito nelle discariche e solo il 6% del totale, pari a circa 1,5 milioni di tonnellate tra plastica, vetro, alluminio, ecc., viene sottoposto a raccolta differenziata. Abituarsi, dunque, a raccogliere in modo differenziato i nostri rifiuti, affinché possano essere riciclati, consentirebbe un notevole risparmio energetico e di risorse. Ognuno di noi, in questa maniera, darebbe un grosso contributo alla salvaguardia dell'ambiente.
Lo sviluppo sostenibile rappresenta però una visione globale del concetto di sviluppo, una strategia che si articola a diversi livelli: esso, in sintesi. potrebbe essere definito come una forma di sviluppo non solo economico ma anche sociale. in cui la crescita economica avviene entro i limiti delle possibilità ecologiche degli ecosistemi e della loro capacità di soddisfare i bisogni delle generazioni future. Infatti tutti gli esseri umani, al di là della loro struttura sociale, politica ed economica, hanno bisogno di materiali naturali biologici per soddisfare i loro bisogni inerenti l'alimentazione. l'abitazione, l'energia, i medicinali ed in generale per raggiungere un buon livello di qualità della vita. Poiché lo sviluppo economico dipende dallo stock di risorse naturali della terra, mantenerne la riproducibilità rappresenta la chiave per la sostenibilità. Tale riproducibilità viene mantenuta solo da un uso razionale delle risorse che tenga conto dei meccanismi di funzionamento degli ecosistemi e in generale delle capacità di carico ambientali.
Lo sviluppo sostenibile richiede un aiuto a coloro che sono troppo poveri, perché i poveri hanno come unica possibilità quella di distruggere l'ambiente, e soprattutto richiede criteri economici diversi da quelli tradizionali, perché occorre tenere conto dei costi ambientali con l'obiettivo di non creare una forma di sviluppo che avviene degradando la qualità ambientale, e/o riducendone la produttività nel lungo periodo, perciò tra i parametri da utilizzare per valutare lo sviluppo devono essere inclusi anche i seguenti: controllo della salute, disponibilità di cibo, qualità delle acque, un rifugio per tutti, uso di tecnologie compatibili. Ne deriva che lo sviluppo sostenibile non è semplicemente protezione ambientale, ma anche un concetto nuovo di crescita economica, tale da garantire giustizia ed opportunità per tutti e non solo per pochi privilegiati, senza distruggere le risorse naturale del pianeta e le sue capacità di carico. E' un processo in cui le politiche dei vari settori come quello economico, commerciale, energetico, agricolo, industriale, ecc. sono fatte in modo da creare uno sviluppo che sia economicamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile, uno sviluppo che no è finanziato dall'indebitamento, sia esso in termini economici, sociale o ecologici.

Uomo & Ambiente







Un problema di cui l’umanità si è resa conto, purtroppo, solo da poco tempo è il degrado   dell’ambiente, che mette a rischio la stessa sopravvivenza della nostra specie su questo pianeta ospitale che, a poco a poco, stiamo rendendo invivibile. Molto complesso è agire per salvaguardare l’ambiente, perché l’ambiente è qualcosa che funziona insieme, un organismo, nel quale un singolo intervento locale ha conseguenze sull’intero sistema, poiché i vari elementi sono collegati tra loro da una stretta rete di relazioni. Se si rompe questo equilibrio l’intero sistema rischia di essere distrutto. Certo, la terra ha saputo sopportare cambiamenti violenti e devastanti, operati non solo dall’uomo, ma anche dalla natura, come le glaciazioni, ed ha saputo sempre trovare un nuovo equilibrio ambientale. In questi ultimi due secoli, però, l’intervento dell’uomo si è fatto massiccio e spropositato. Anche da un punto visivo ci rendiamo conto che il nostro pianeta è ormai costituito più di cemento che di “verde”. Vale la pena, adesso, di capire almeno quali sono gli ambiti in cui si fa più evidente l’intervento dell’uomo. Ognuno di questi problemi meriterebbe una trattazione a parte, ma, per quanto il nostro discorso possa risultare generico, non sarà inutile uno sguardo d’assieme. Anzitutto l’uomo interviene negativamente sull’ambiente terrestre, per esempio, disboscando le foreste. L’ha sempre fatto, ma ormai il pianeta non è più in grado di far fronte all’azione dell’uomo. La percentuale del territorio ricoperto dalle foreste diminuisce anno dopo anno, e sappiamo come gli alberi siano fondamentali per la produzione di ossigeno e per gli equilibri alimentari. Di contro i deserti avanzano, fino a minacciare zone da tempo dedicate alle coltivazioni e ad altre attività produttive. I terreni si impoveriscono di elementi nutritivi essenziali, ed in alcune zone la crosta terrestre ha già fatto spazio al mantello, privo di sostanze nutritive essenziali per la vita. Rifiuti non smaltiti, e spesso di grande tossicità, come quelli nucleari, compongono il quadro di una “terra” attaccata.  

giovedì 19 gennaio 2012

L'uomo e l'ambiente


L'uomo e l'ambiente
Viviamo in un'epoca allo stesso tempo affascinante e terribile. Affascinante perché mai come adesso il futuro del Pianeta Terra è soprattutto nelle nostre mani; ciò che avrà luogo domani dipenderà in buona parte da ciò che la comunità umana farà o non farà oggi. Temibile perché la nostra generazione è la prima, da quando la specie umana è comparsa sulla Terra, ad avere il potere di distruggere in poco tempo tutto quello che ci proviene dal passato, compromettendo irrimediabilmente quello che potrebbe esistere nel futuro del nostro pianeta. L'Homo sapiens ha interagito con il mondo naturale sin da quando apparve sulla faccia della Terra. Con il passare del tempo e con l'evolversi delle proprie capacità culturali ha incredibilmente ampliato le proprie capacità di modificazione degli ambienti naturali.

Il difficile equilibrio tra uomo e ambiente


Il difficile equilibrio tra uomo e ambiente Il difficile equilibrio tra uomo e ambiente Saggio breve Oggi sembra sempre più difficile riferirsi all'ambiente naturale nel senso classico del termine; l'ambiente infatti, nel corso dei secoli, è andato mutando, perdendo le caratteristiche “naturali” per acquistare quelle di un ambiente progressivamente “umanizzato”, in cui cioè appaiono sempre più visibili le impronte e i segni dell'intervento umano. Premesso che per ambiente “naturale” si intende quello costituito dai tre elementi suolo, aria ed acqua, nel tempo stesso ha subito profonde modificazioni che hanno portato all'aggiunta da parte dell'uomo di altri elementi come edifici per abitazioni o per altri usi, strade, fabbriche, campi coltivati….. L'umanità infatti, in continua espansione e sempre alla ricerca di nuovi spazi e risorse, costruisce per rendere più “comodo” e più ospitale (o meno ostile) l'ambiente in cui vive. Nel tentativo, vecchio quanto lastoria, di superare o di rendere meno insormontabili i limiti posti da condizioni naturali avverse, l'uomo ha svolto tutta la sua azione trasformatrice, e spesso purtroppo anche distruttrice, della natura: un'azione sempre più intensa e vistosa, via via che i suoi mezzi tecnici si sono evoluti e perfezionati, finalizzata a rendere il proprio “habitat” più confortevole, ma spesso con l'effetto indesiderato di modificarne e stravolgerne alcune delle peculiarità essenziali per l'equilibrio uomo-ambiente. Fin dall'antichità, infatti, l'uomo ha plasmato l'universo che lo circonda per farne il suo ambiente di vita, ma solo di recente si è avuta la chiara percezione di quanto sia delicato il rapporto tra uomo e ambiente e di come esso sia in pericolo serio. Le grosse concentrazioni industriali che rischiano di compromettere irreversibilmente le condizioni bio-ecologiche, le aree di insediamento, la crescita smisurata degli agglomerati urbani che rompe i tradizionali legami sociali, l'incontrollato boom demografico, specialmente nei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, l'agitazione frenetica e il vuoto psicologico della società dei consumi, costituiscono delle minacce reali per il suo equilibrio. Mentre inizialmente, nel lunghissimo arco di tempo che va dal neolitico ai primi anni dell'800, il rapporto uomo-ambiente è stato caratterizzato da una situazione omeostatica, in quanto non era ancora predominante il concetto che la natura fosse esclusivamente una riserva inesauribile di risorse, successivamente l'uomo ha perfezionato la sua capacità di intervento sulla natura, facendo prevalere la concezione utilitaristica del mondo. Con questa affermazione, non si vuole implicitamente dare un giudizio di qualità, dal momento che non è possibile affermare che l'era antica fosse una specie di paradiso terrestre e che ogni intervento sull'ambiente naturale sia da considerare un fatto negativo. Tuttavia non si può negare che, se l'umanità (segue)

foresta!

http://www.youtube.com/watch?v=-U-zR0PUObM




http://www.youtube.com/watch?v=3XFVTrrHYnc

Avatar : urgenza salviamo le foreste!


Trama [modifica]

Nel 2154 una compagnia interplanetaria terrestre, la RDA, intende sfruttare i giacimenti minerari di Pandora, luna del gigante gassoso Polifemo, appartenente al sistema stellare Alfa Centauri.
Pandora è un mondo primordiale, ricoperto da foreste pluviali, con alberi alti anche fino a trecento metri, ed è abitato da varie creature, tra cui degli umanoidi senzienti chiamati Na'vi, alti mediamente anche più di tre metri e con pelle blu striata. L'aria del satellite non è respirabile dagli umani se non impiegando maschere filtranti, pertanto gli scienziati hanno sviluppato degli avatar, corpi ibridi genetici tra umano e Na'vi privi di coscienza propria: attraverso un'interfaccia mentale un uomo può collegare la propria coscienza alla creatura, immedesimandosi e controllandola esattamente come se fosse il proprio corpo. Tale collegamento è possibile solo quando l'essere umano cade in una sorta di coma all'interno di una speciale capsula tecnologica.
La RDA vuole sfruttare il satellite principalmente per l'unobtanium, un cristallo ferroso che ha la capacità unica nella galassia di fungere da superconduttore a temperatura ambiente, e che probabilmente possiede il più forte campo magnetico conosciuto tra i metalli; il suo sfruttamento potrebbe risolvere i gravi problemi energetici che assillano la Terra da decenni, ed i più abbondanti giacimenti si trovano maggiormente proprio o in luoghi inaccessibili o di particolare importanza per tutta la specie dei Na'vi come ad esempio i Monti Alleluia o sotto l'insediamento del clan Na'vi degli Omaticaya. Mentre la via diplomatica battuta dalla dottoressa Grace Augustine sembra non portare frutti, il colonnello Quaritch ed il dirigente Parker Selfridge preparano un attacco militare.
Nel frattempo, l'ex marine invalido Jake Sully viene chiamato a sostituire il fratello Tommy, ucciso durante una rapina. L'uomo era uno scienziato e l'avatar che avrebbe dovuto guidare era stato realizzato appositamente con il suo codice genetico, e quindi solo Jake, essendo il suo gemello monozigote, può adesso guidarlo. Jake ignora ogni cosa su Pandora e sui Na'vi, ma lo entusiasma la possibilità di poter tornare a camminare, e accetta il patto offertogli dal colonnello: un'operazione per riavere le sue gambe, in cambio di informazioni per l'attacco.
Durante una spedizione nella foresta, Jake entra in contatto con Neytiri, guerriera Na'vi che vede su di lui i criptici segni della volontà di Eywa, la divinità venerata da Na'vi. Jake si dichiara intenzionato a conoscere i loro usi e costumi e nonostante la diffidenza del guerriero Tsu'tey, Jake viene accompagnato da Neytiri nell'apprendere il suo popolo e il loro rapporto empatico verso le creature di Pandora, un fenomeno che secondo Grace nasce da un legame biochimico tra le radici di ogni albero, che unisce come fossero sinapsi.
Jake viene infine accolto dalla tribù, impara le loro usanze e finisce con l'innamorarsi di Neytiri, ricambiato. Non riesce però ad impedire l'attacco al loro villaggio: l'albero-casa viene abbattuto e i Na'vi fuggono disperati, vedendo Jake come un traditore. Mentre Neytiri lo abbandona, lui viene accusato di opporsi all'attacco anche da parte dei militari, che lo rinchiudono in cella.
Riuscito a fuggire con Grace, il collega Norm e l'elicotterista Trudy, Jake raggiunge il sito 26 nei pressi dei Monti Alleluia dove si collega con il suo avatar e raggiunge i Na'vi, ora raccolti attorno all'albero delle anime, un luogo sacro per loro e categoricamente inviolabile per gli estranei. Jake però sa che gli Omaticaya non lo riaccetteranno così facilmente, e quindi tenta un'impresa al tempo stesso eroica e disperata: riuscire a domare il mastodontico Leonopteryx (Toruk) la più grande creatura volante di tutti i cieli, un'impresa considerata leggendaria. Dopo essere riuscito a domarne uno, azione altamente simbolica per il popolo di Pandora, riesce a radunare molti clan Na'vi, così da prepararsi al successivo attacco della RDA. La battaglia che segue vede i militari che, tra bombardieri e fanteria, dominano gli scontri, finché le preghiere formulate da Jake ad Eywa non vengono accolte: sono gli stessi animali di Pandora a guidare la carica, arrivando a sconfiggere gli umani; lo stesso colonnello muore dopo essere stato colpito da due frecce di Neytiri.
I Na'vi raggiungono infine la base terrestre, obbligando i soldati a lasciare il satellite, mentre Jake partecipa ad una sacra cerimonia, nella quale lascia il suo corpo umano, trasferendosi definitivamente nel suo avatar.

Salviamo le foreste Italiane!



SALVIAMO LE FORESTE ITALIANE!

Senza di loro, il nostro "debito-serra" rischia di aumentare.

2894165921_1dcce3b361.jpg?v=1222650606
Boschi e foreste sono un bene prezioso. Ospitano 1/3 delle specie animali e 1/2 di quelle vegetali esistenti in Europa. E rappresentano un caposaldo dell'eco-turismo italiano, meta non solo degli ecologisti, ma anche di tutti i cittadini che periodicamente fuggono dalle metropoli per respirare un pò di aria pulita. 
Da qualche settimana anche le istituzioni hanno iniziato a rivalutare il loro patrimonio (almeno si spera), dato che secondo alcuni calcoli le aree verdi italiane valgono 750 milioni di euro l'anno, ossia l'11% del debito che dobbiamo pagare per il ritardo sugli obiettivi di Kyoto. Il nostro polmone verde assorbe infatti l'11% delle emissioni che dobbiamo tagliare entro il 2012. E se non riusciamo a tutelarlo, il nostro "debito-serra" salirà ulteriormente. Dico ulteriormente perchè il nostro conto è già arrivato ad oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro, a causa dell'attuale divario dagli obiettivi del protocollo (rispetto al 1990 invece che ridurle del 5% le abbiamo aumentate del 12%).
Per chi volesse approfondire l'argomento vi lascio il link al documento del VI° congresso di Federparchi, tenutosi lo scorso Gennaio: I parchi a misura di futuro.